domenica 12 agosto 2012

L'arte del silenzio. La danza. La poesia. L'immagine 




Estratto del libro
Non solo non posso vivere senza vederti, ma non posso più fare a meno di scriverti. Eppure vedi, non volevo scriverti, ma come fare?Ho resistito fino a questo momento (sono già passate le tre e, fra poco più di un'ora, ci vedremo) e leggevo quel libro meraviglioso che mi hai dato. Tutto quello che avviene ora nel libro mi avvicina ancora più a te e mi fa sentire come sia ormai irreparabilmente decisa la nostra sorte. Io non so come ti amerò e quanto e se sarà per vivere o per morire con te, ma quello che è certo,è ch'io non potrò e non saprò più mai distaccarmi da te.
[...]
Come si deve essere felici e infelici al tempo stesso, quando si giunge a esprimere la ricchezza del proprio mondo interiore, così. Eppure mi pare, come se ognuno che sente in semplicità e in
purezza di cuore parlasse, potrebbe dire altrettante cose meravigliose e strane e nuovissime. Ma forse non basterebbe sentire, bisognerebbe anche amare – che è come dire soffrire – ed è giusto che sia così. Anche oggi non so come sarò. Ma tu vedi bene ch'io sono tua anche se ancora non so amarti.
(Maria Cumani, Lettera del 9 ottobre 1936)

Eccomi, o diletta, lontano, "spaventato d'amore" dopo una notte d'uragani, senza quiete, con la mente arida eppure attenta a ogni più misterioso sorgere di parole e di immagini. Ora ti so ferma nel mio cuore, e ciò che avviene se aggiunge più segni al nostro tormentato cercarsi, non può più farti divenire ombra, e come questa dileguare. Vi sono dei sentimenti che non possono essere sostituiti dalle sensazioni. Ieri sera (ed eravamo oscuramente angosciati) ci siamo dette parole precise e definitive. Ritornare nel tempo sarebbe come rinunziare per sempre e "aderire" alla mediocrità passivamente. Quello che avevo pensato di te al primo incontro è stata come l'illuminazione improvvisa che fa nascere la poesia e la danza. I tuoi divini tremori sono il segno più alto della possibilità dello stato di quiete e d'amore. Finirai di camminare "nell'aura senza mutamento" se dimenticherai la terra e il peso delle membra, proprio come penso debba avvenire nella danza.
(Salvatore Quasimodo, Lettera del 15 ottobre 1936

Quarta di copertina
Questo libro è la testimonianza della singolare avventura intellettuale sorta dall'incontro di un poeta e di una danzatrice. Sono raccolti qui gli scritti, i progetti di coreografie, il diario, le poesie, le immagini dei film e degli spettacoli di Maria Cumani, le sue lettere a Salvatore Quasimodo. Il poeta le risponde in uno scambio fittissimo, qui riportato, ma la conversazione con lui va oltre la corrispondenza per divenire interlocuzione del particolare "testo Cumani" che emerge dalla lettura di questo libro: un'insopprimibile istanza di bellezza, un irrimandabile bisogno di ritmo, e l'esigenza di aria e di cielo.
Maria e Salvatore si sono incontrati nel 1936 a Milano: lui già poeta ammirato (Oboe sommerso è del 1932), lei giovane inquieta, presa dalla vocazione della danza. Quasimodo e la danza comportano per Maria Cumani la solitudine più assoluta e il distacco da ogni conformismo. Nonché la lotta – lei studia, insegna, inventa coreografie e spettacoli nuovi dove s'intrecciano poesia, danza, musica – e il dolore.
Dalla Prefazione di Giovanni Raboni: "La lunga storia di amore e di sacrificio che ha legato l'autrice a uno dei più famosi poeti del nostro tempo – di cui qui sono fittissime le impronte o più propriamente le ombre, le proiezioni interiori – è stata vissuta dalla Cumani alla pari, almeno alla pari con il suo partner non solo quanto a intensità emotiva, ma anche (ciò che più c'importa e ci coinvolge come testimoni muti, come ascoltatori) per la capacità d'interrogare a nome di tutti, d'inondare eroicamente e dolorosamente di luce il grande mistero dei sentimenti [...] Ma la verità di queste pagine non dipende in alcuna misura né dagli eventi cui a tratti si riferiscono o rimandano né da un'interpretazione 'realistica' di tali eventi, bensì dal fuoco interno che le percorre e quasi visibilmente, quasi letteralmente le consuma".

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